Don Giovanni, citazioni, aneddoti, curiosità

Le tre cose più belle che Dio abbia fatto sono il mare, l’Amleto, e il Don Giovanni di Mozart. {Gustave Flaubert} [Lettera a Louise Colet, 3 ottobre 1846].

citazioni, aneddoti, virgolette

Hanno detto

La musica di Don Giovanni è stata la prima musica ad avere su di me un effetto realmente sconvolgente. Mi ha condotto in un mondo di bellezza artistica dove dimorano solo i geni più grandi. {Pyotr Ilyich Tchaikovsky}.

L’arte, che è sacra, non dovrebbe mai lasciarsi disonorare sino alla follia d’un così scandaloso soggetto. Io non sarei mai stato capace di musicare un libretto come quelli su cui Mozart ha potuto lavorare. Non potrei comporre opere come il Don Giovanni e il Figaro: ho un’avversione per questo genere. Non avrei potuto scegliere soggetti simili: sono troppo leggeri per me. {Ludwig van Beethoven}.

La partitura del Don Giovanni ha esercitato su tutta la mia vita l’influsso di una rivelazione; essa è stata e rimasta per me una specie di incarnazione dell’impeccabilità drammatica e musicale: io la ritengo un’opera senza deficienze, di una perfezione senza discontinuità, e il commento che scrivo non è che l’umile testimonianza della mia venerazione e della mia riconoscenza verso il genio al quale debbo le gioie più sicure e durature della mia vita di musicista. Vi sono, nella storia, uomini che sembrano destinati a segnare, nella loro sfera, il punto oltre cui non ci si può innalzare: così Fidia nell’arte della cultura, Molière in quella della commedia. Mozart è uno di quegli uomini: il Don Giovanni è un vertice.  {Charles Gounod} [citato in Clemente Fusero, Wolfgang Amadeus Mozart].

Dal momento in cui per la prima volta il mio animo commosso s’inchinò in umile ammirazione davanti alla musica di Mozart, è stata spesso per me una cara e consolante occupazione meditare come quella gioiosa visione ellenica della vita che chiama il mondo Kosmos, perché lo rappresenta come un tutto per ordinato, come uno squisito e trasparente ornamento di quello spirito che in esso agisce e vive…, come quella gioiosa visione si possa trasportare in un ordine superiore di cose, cioè nel mondo degli ideali; poiché anche qui si rileva una suprema mirabile saggezza, che si manifesta splendidamente nel riunire le cose che si appartengono: Omero e la guerra di Troia, Raffaello ed il cattolicesimo, Mozart e il “Don Giovanni”… Mozart immortale! A te devo tutto, è per te che ho perso il senno, che il mio spirito è stato colpito da meraviglia ed è stato scosso nelle sue profondità; devo a te se non ho trascorso la vita senza che nulla fosse capace di scuotermi {Søren Kierkegaard}.

Quando il mare è agitato, i flutti spumeggianti formano un tale turbinio di immagini, quasi degli esseri viventi, ed è come se fossero questi esseri a mettere in moto i flutti; e tuttavia, al contrario, è l’agitarsi dei flutti a formarli. Così Don Giovanni è un immagine che compare costantemente ma non acquista mai contorni né consistenza; un individuo che è formato constantemente ma non viene mai compiuto, e nella cui storia non s’apprende nient’altro se non s’ ascolta il fragore dei flutti. {Søren Kierkegaard}.

Aneddoti e curiosità

Quante note!

Quando fu data la prima del Don Giovanni, l’imperatore convocò Mozart nel suo palco per congratularsi con lui. Ma, non sapendo che dire, uscì con questa frase infelice: “Quante note!” E Mozart gli rispose, fiero: “Ma nemmeno una di troppo, Sire!” [Riportato nel Dizionario degli aneddoti di Fernando Palazzi, aneddoto n° 1466].

Non più andrai farfallone amoroso

Nel finale del secondo atto, quando Don Giovanni si fa servire la cena, l’orchestra suona tre arie d’opera: Una cosa rara di Vicente Martín y Soler, Fra i due litiganti il terzo gode di Giuseppe Sarti e infine, in una spiritosa autocitazione, Non più andrai farfallone amoroso dello stesso Mozart (Le nozze di Figaro). Leporello si giustifica di aver mangiato di nascosto un pezzo di fagiano proprio cantando sull’aria di Mozart, cambiando così le parole:

Leporello: Scusate: sì eccellente è il vostro cuoco, che lo volli anch’io provar.
Don Giovanni: Sì eccellente è il cuoco mio, che lo volle anch’ei provar!

Statua che cade

Durante una recente rappresentazione italiana di Don Giovanni, abbiamo assistito alla “caduta della statua del Commendatore”. La statua del commendatore era rappresentata dal cantante stesso steso su una finta lapide e truccato in modo da sembrare veramente una statua, anzi un “altorilievo”. L’allestimento prevedeva inoltre che, nel momento in cui il cantante doveva pronunciare le fatidiche parole “di rider finirai pria dell’aurora”, la lapide avrebbe dovuto alzarsi di quel tanto che permettesse al cantante di vedere il direttore. Ma in quella recita il direttore di palcoscenico dimenticava di dare l’attacco ai macchinisti, ed il Commendatore ha dovuto cantare senza vedere il gesto del direttore. Ma non basta: accortisi dell’errore i macchinisti hanno cercato di elevare la statua velocemente. Risultato: la statua è stata inclinata troppo ed il commendatore è scivolato perchè si sono rotti i sostegni. Terminata la scena la statua è uscita… camminando! Inutile dire il disagio di Donna Anna, che fortunatamente ha avuto l’accortezza di uscire nella scena successiva senza il mazzo di fiori da posare sulla tomba del padre.

Donna Elvira… sputata!

In un Don Giovanni francese Henriette Meric-Lalande interpretava Donna Anna, e non sopportava l’abitudine dell’interprete di Don Ottavio che schizzava saliva mentre cantava – soprattuto in quanto ella indossava costosi abiti personali e non abiti di scena. L’ansia per il suo costume le rovinò l’esecuzione, ed alla fine, durante il Trio in maschera, ella sussurrò al tenore: “Voyons, mon cher ami, ne pourriez-vous pas, une foi par hasard, cracher sur la robe de Donna Elvira?” (Mio caro amico, non potreste, una volta per sbaglio, sputare un po’ sul vestito di Donna Elvira?).

L’inferno è pieno!

Un Don Giovanni sovrappeso rimase incastrato nella botola che doveva inghiottirlo nella scena con la Statua. Nonostante egli le provasse tutte, sudando ansante nello sforzo di disincagliarsi, non riusciva a scivolare dentro, e non poteva nemmeno più ritrarsi fuori. Era incastrato all’altezza della vita, bloccato senza scampo. In quella, una voce dalla galleria gridò: “Ragazzi, evviva! L’Inferno è pieno!”

Opera buffa o dramma?

Mozart, avendo allungato troppo il suo Don Giovanni per dare spazio a tutte le arie solistiche, alla prima tagliò brutalmente il finale in cui i protagonisti gioiscono della morte del protagonista e cantano la morale, ma dovendo per convenzione dell’epoca far rientrare i personaggi in scena, ne decise l’ingresso improvviso sulla scena appena Don Giovanni viene inghiottito dall’Inferno: ognuno doveva gridare di orrore su una nota dell’accordo di Re Maggiore, e l’opera terminava così. Ma i cantanti ovviamente non riuscirono a gridare tutti a tempo su un accordo, e da quella volta, e per tutto l’ottocento, Don Giovanni fu fatto terminare con la morte del protagonista, cosa che ne aumentava la drammaticità con gioia dei romantici ottocenteschi.

[Questi ultimi 4 aneddoti sono stati presi da http://www.opera.is.it/Opere/Dongiova/Curiosit.html]

Altre curiosità e approfondimenti:

Per saperne di più sul Don Giovanni:

Don Giovanni, scheda dell’opera: personaggi, libretto, trama, tutte le più belle arie, mp3 da scaricare, e tanto altro.

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