La fine e il finale di Don Giovanni

Come si è detto nell’articolo Mozart e il mito di Don Giovanni, non è dato sapere con certezza se Mozart abbia sì o no tagliato il finale di Don Giovanni, quello in cui gli altri personaggi entrano in scena e cantano ‘Questo è il fin di chi fa mal‘:

Il gusto romantico propende per tagliar via questo finale, lasciando che l’opera termini con Don Giovanni che precipita all’Inferno; tuttavia la scena del sestetto finale forse è più fedele alla concezione e al gusto del tempo di Mozart, perché stempera i toni ed evita di lasciare il pubblico con un’impressione tanto forte come quella provocata dalla fine tragica del protagonista.

Solitamente il direttore d’orchestra può scegliere liberamente di inserire oppure no questo finale,  anche se da un punto di vista filologico si propende per lasciare questa scena conclusiva perché si inserisce nella tradizione e nel genere a cui appartiene un’opera come Don Giovanni.

Fragonard, Don Giovanni e la statua del commendatore
Alexandre Evariste Fragonard, Don Giovanni e la statua del commendatore

Questo è il fin di chi fa mal

A mio parere, lasciare o meno questo finale potrebbe anche essere una scelta che in qualche modo veicola il senso da dare all’opera. Dopo che Don Giovanni è precipitato all’Inferno, entrano gli altri personaggi e chiedono a Leporello dove sia andato quello che per loro è il cattivo da punire; e non lo trovano. Leporello spiega cosa è successo e tutti si sentono vendicati. L’opera si conclude con una sentenza morale; infatti i personaggi sentenziano:

Questo è il fin di chi fa mal:
E de’ perfidi la morte
Alla vita è sempre ugual.

Lasciare che l’opera si concluda con Don Giovanni inghiottito dalle fiamme potrebbe forse lasciare qualche spiraglio ad un’interpretazione meno tradizionalista, meno moralizzante sulla vicenda; come interpretare la fine di Don Giovanni? E la sua è davvero una sconfitta? Lo spettatore dovrà rispondere secondo la sua sensibilità.

Sicuramente Don Giovanni è un personaggio provocatorio; anche nel dramma di Molière, pur essendo un empio, un ingannatore, un personaggio senza rispetto e senza morale, non si può alla fine fare a meno di provare per lui una certa simpatia.

Di certo Don Giovanni non si può pentire; sarebbe contrario al suo intimo essere, alla sua filosofia di vita. Anche in Molière, Don Giovanni si pente per finta, per fini ipocriti, così come nell’opera di Mozart e Da Ponte fa finta di essersi pentito solo per tenere occupata donna Elvira e nel frattempo sedurre la sua cameriera.

La fine del ‘Don Giovanni’ di Molière

Anche la commedia di Molière, comunque, non si conclude con la scena della caduta all’Inferno. È Sganarelle (Leporello) che pronuncia l’ultima battuta, e si tratta di una battuta comica; ha appena visto il suo padrone risucchiato dalle fiamme, quando esclama:

Ah ! mes gages ! mes gages ! Voilà par sa mort un chacun satisfait : Ciel offensé, lois violées, filles séduites, familles déshonorées, parents outragés, femmes mises à mal, maris poussés à bout, tout le monde est content. Il n’y a que moi seul de malheureux. Mes gages ! Mes gages ! Mes gages !

Come si vede, Sganarelle è disperato non tanto perché il suo padrone è morto, ma perché è rimasto senza salario (‘Mes gages!’); tutti hanno avuto soddisfazione dalla morte del suo padrone (il Cielo offeso, le leggi violate, le donne sedotte, le famiglie disonorate, ecc.); tutti sono contenti, tranne lui, Sganarelle, che ha perduto la paga!

La morte non ha molta importanza

Molière ha avuto i suoi problemi con la censura; il suo Don Giovanni è stato censuratissimo, perché il protagonista è empio, immorale e blasfemo. La scena finale sopracitata è stata intesa da alcuni critici come un voler intendere che nemmeno la morte è tutto sommato da prendere troppo sul serio; di fronte alle preoccupazioni materiali, anch’essa passa in secondo piano.

Anche nell’opera di Mozart e Da Ponte, dopo la morte di Don Giovanni gli altri personaggi non hanno molto altro da fare, sono come svuotati, privati della loro ragion d’essere; erano andati lì per trovare Don Giovanni e fargliela pagare, ma lui non c’è; l’Inferno glielo ha soffiato. Che faranno? Ognuno torna alla propria vita. C’è chi pensa all’amore (Don Ottavio), c’è chi pensa alla cena (Masetto e Zerlina), c’è chi si ritira in convento (Donna Elvira); e il povero Leporello deve andare all’osteria a cercare un ‘padron miglior‘ (‘migliore’ nel senso morale o ‘migliore’ nel senso che non lo faccia faticare troppo?)

Il finale di Don Giovanni sa un po’ di ‘appiccicato’: sappiamo che deve andare all’Inferno, ma la cosa in fondo non è così importante; probabilmente anche Molière non ha dato alla morte del suo personaggio grande importanza: doveva succedere, era inevitabile, data la natura del dramma e la sua notorietà: il pubblico si aspettava la morte, e veniva a teatro apposta per vederla, perché era una scena spettacolare, con artifici, macchinari, botole che si spalancavano, ecc.; ma la parte interessante è un’altra. Per Molière era interessante creare un personaggio che attaccasse le convenzioni sociali e la morale ipocrita del suo tempo.

E  anche per Mozart, probabilmente, la parte interessante è un’altra: la musica. Il personaggio di Don Giovanni, con la sua frenesia, il suo essere oltre, il suo slancio vitale e il suo destino di morte gli ha certamente permesso di creare qualcosa di davvero unico nel suo genere: qualcosa di musicalmente potentissimo, perfetto dalla prima all’ultima nota.

L’interpretazione di Milos Forman nel film ‘Amadeus’

Milos Forman ripercorre la vita e la carriera artistica di Mozart, sempre ostacolata da Salieri, ritratto come il suo grande antagonista, invidioso del suo talento, ma anche il solo in grado di comprenderne davvero il genio. Nel fim, quando Salieri assiste al Don Giovanni, ha un’intuizione; capisce che nella figura sinistra e spaventosa del Commendatore, sorto dall’Oltretomba per convincere Don Giovanni a pentirsi prima che sia troppo tardi, Mozart ha fatto rivivere il padre Leopold, che ebbe sempre molta autorità e influenza su di lui. Salieri capisce che la via più sicura per schiacciare il suo geniale rivale è proprio quella di metterlo a confronto con la figura paterna; si procura perciò un mantello e una maschera come quelli che indossava il padre di Mozart, e una notte va a bussare alla sua porta, commissionandogli una messa da Requiem; e continuerà ad ossessionarlo con questo Requiem fino a fargli perdere la salute, e infine la vita.

Questa interpretazione psicanalitica, secondo cui dietro al personaggio del Commendatore Mozart avrebbe inserito la figura paterna, non ha alcun fondamento storico, a parte il fatto che Leopold Mozart morì il 28 maggio 1787, qualche mese prima della rappresentazione del Don Giovanni a Praga. È tuttavia una visione molto attraente e suggestiva.

Altre curiosità e approfondimenti:

Per saperne di più sul Don Giovanni:

Don Giovanni, scheda dell’opera: personaggi, libretto, trama, tutte le più belle arie, mp3 da scaricare, e tanto altro.

Una risposta a “La fine e il finale di Don Giovanni”

  1. Il Don Giovanni è lo specchio della società in cui viviamo assieme alla seduzione,ma il capolavoro di Mozart al livello operistico e teatrale è favoloso

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *