La storia di “Madama Butterfly“, come abbiamo visto, ha alle spalle complesse vicende storiche e culturali: l’apertura del Giappone all’Occidente, il non semplice incontro tra due culture profondamente diverse, e la triste pratica dei ‘matrimoni temporanei’ tra giapponesi e occidentali, segno evidente dello squilibrio di potere tra le due culture.
Ma per completare il discorso dobbiamo ancora parlare più approfonditamente di di due libri che ebbero moltissimo successo alla fine dell’Ottocento e che servirono da fonti all’opera di Puccini:
- ‘Madame Chrysanthème‘ di Pierre Loti
- ‘Madame Butterfly’ di John Luther Long
Quando il Giappone si aprì ai commerci con l’Occidente, in America e in Europa crebbe molto l’interesse per questo paese; tutti erano affascinati dalla raffinatezza dei manufatti e oggetti d’arte giapponesi (ventagli, kimono, scatole laccate, stampe…), che divennero di gran moda; nacque un nuovo gusto estetico, il cosiddetto ‘giapponismo‘, che finì per influenzare un po’ tutte le arti: pittura, architettura, musica, e naturalmente, anche letteratura. Si può notare in questo periodo un incremento di opere di ambientazione giapponese proprio per venire incontro ai gusti del pubblico.
Anche queste due opere si inseriscono in questo ‘filone’. Le storie di queste due donne, la ‘Signora Farfalla‘, e la ‘Signora Crisantemo‘ sono tutt’ora molto interessanti per noi da leggere e possono dirci molte cose di quegli anni.
Spero di dare qui utili informazioni a chi vuole conoscere meglio queste due ‘sorelle maggiori‘ (perché ‘nate prima’) della Butterfly pucciniana.
‘Madama Chrysanthème’ di Pierre Loti
“Madame Chrysanthème” è un’opera a metà strada tra il romanzo e il racconto di viaggio; l’autore, Pierre Loti, era un ufficiale di marina francese che amava scrivere racconti ambientati ne paesi in cui era stato. Quando approdò in Giappone fu anche lui uno di quegli stranieri che ebbe una ‘moglie temporanea’ giapponese’; in quest’opera racconta di questa sua esperienza, insieme ad altre impressioni che ha raccolto sul paese durante la sua permanenza.
Trama: il protagonista di ‘Madame Chrysanthème’ è un giovane ufficiale di marina che si chiama Pierre, esattamente come l’autore; durante il suo soggiorno in Giappone Pierre vede un gruppo di musmè, le giovanissime ragazze giapponesi che stringevano matrimoni temporanei con occidentali. Spinto più che altro da curiosità, decide si sposarne una; la sua scelta ricade su una geisha chiamata Kiku (Chrysanthème).
Tra Pierre e Chrysanthème non c’è amore, stanno insieme solo per il legame contrattuale che li ha uniti. Lui la descrive come un oggetto esotico, a volte in termini spregiativi: “È molto decorativa”, “L’ho presa per divertirmi”, è una “bambola da scaffale e niente di più”.
In verità Pierre la trova triste e noiosa, e in certi momenti perfino irritante. Si chiede cosa pensi mentre se ne sta seduta silenziosa, e conclude che probabilmente non sta pensando niente, che la sua mente è vuota.
Poiché spesso viene a trovarli il suo amico Yves, un altro ufficiale, ad un certo punto Pierre sospetta che tra loro due ci sia una simpatia… Ma ciò che lo irrita non è tanto la gelosia per Chrysanthème, quanto piuttosto il dispiacere, se dovesse scoprire che Yves non lo rispetta, di dover troncare l’amicizia con lui.
Dopo un mese Pierre riparte, sentendosi quasi sollevato dall’interruzione di quella relazione; neanche Chrysanthème mostra particolari emozioni: al momento del loro addio, Pierre ha qualche scrupolo di coscienza, che però sparisce quando la sorprende a controllare, tutta gioiosa, che le monete che lui le ha dato siano valide.
Il romanzo risente dei pregiudizi e stereotipi di quel tempo: Loti generalizza la pratica dei ‘matrimoni temporanei’, presentando il Giappone come una sorta di ‘paese delle evasioni erotiche’.
Le geishe incontrate dal protagonista sono descritte con disprezzo per la loro statura ridotta, i gesti affettati e l’aspetto da statuine, accentuato dal trucco innaturale del viso.
Chrysanthème è rappresentata come un grazioso e strano giocattolo, estremante raffinato ed elegante, ma giudicato freddo e asettico dal narratore; la descrive come una specie di bambolina che sembra animarsi solo quando suona o canta. Non si cura veramente dei suoi sentimenti, così come non si preoccupa di approfondire realmente la cultura del popolo con cui è in contatto; si ferma ad impressioni superficiali che tradiscono i suoi pregiudizi razzisti e maschilisti.
PUOI LEGGERLO QUI GRATIS ONLINE:
https://fr.wikisource.org/wiki/Madame_Chrysanth%C3%A8me
In italiano è stato tradotto con il titolo “Kiku-san. La moglie giapponese” (ecco il link di affiliazione):
Dal romanzo di Loti è stata tratta in seguito un’omonima opera con musica di André Messager; rispetto al romanzo, i due protagonisti qui non hanno un rapporto puramente mercenario ma vivono una vera storia d’amore.
‘Madame Butterfly’ di John Luther Long
“Madame Butterfly” è un racconto breve dello scrittore americano John Luther Long. La sorella di Long, Jennie Correll, si era sposata con un missionario metodista e aveva vissuto con lui a Nagasaki per un certo periodo. Attraverso la corrispondenza con sua sorella, Long apprese molto sulla cultura giapponese e su vari personaggi che avrebbero poi popolato i suoi racconti. Un giorno, Jennie raccontò al fratello di una “cara piccola ragazza della casa da tè” chiamata “Cho-San” (signorina Butterfly), abbandonata dal padre di suo figlio. Questa storia ispirò immediatamente Long, che decise di trasformarla in un racconto.
Trama: Il Tenente della Marina degli Stati Uniti Benjamin Franklin Pinkerton arriva a Nagasaki e, spinto da un amico, decide di contrarre un matrimonio temporaneo con una ragazza giapponese. La scelta ricade su una giovane geisha di 17 anni, Cho-Cho-San. Nonostante la famiglia di lei sia contraria al matrimonio e la disconosca, Cho-Cho-San si sente comunque “la più felice donna in Giappone, forse nel mondo intero”. Pinkerton è costretto a lasciare Nagasaki, ma promette a Cho-Cho-San che tornerà “quando i pettirossi faranno il nido di nuovo”. Fiduciosa nel suo ritorno, Cho-Cho-San dà alla luce il loro bambino e gli pone il nome Trouble (Dolore), ripromettendosi di cambiarlo in Joy (Gioia) quando Pinkerton tornerà.
Il sensale di matrimoni avverte Cho-Cho-San che se Pinkerton tornerà sarà solo per riprendersi il bambino, e insiste affinché lei prenda un nuovo marito. Le presenta un principe di nome Yamadori, il quale cerca di farle capire che Pinkerton non ha mai considerato il matrimonio con lei come permanente; lui si offre di sposarla e di aiutarla a mantenere Trouble.
Cho-Cho-San si reca allora dal console americano, Mr. Sharpless, che, vergognandosi per la condotta dell’ufficiale, le consiglia di sposare Yamadori. Questo matrimonio potrebbe anche permetterle di riappacificarsi con la sua famiglia, ma Cho-Cho-San rifiuta e rimane fedele a Pinkerton.
Dopo diverse settimane, arriva la nave di Pinkerton. Cho-Cho-San, che lo ha atteso fedelmente, è sopraffatta dall’emozione. La sua cameriera Suzuki la aiuta a preparare la casa adornandola con fiori. Cho-Cho-San indossa il suo kimono più bello e si nasconde dietro un shoji ad aspettare Pinkerton, ma lui non arriva.
Una settimana dopo, una nave civile arriva in porto. Cho-Cho-San vede Pinkerton a bordo con una donna bionda e attende invano il ritorno del marito. Quando la nave di Pinkerton lascia il porto, Cho-Cho-San torna da Sharpless, che, per evitarle ulteriore dolore, le dice che Pinkerton ha ricevuto un nuovo ordine di partire subito per la Cina, per questo non ha potuto tornare da lei. Sharpless le offre anche una busta con del danaro.
Subito dopo la donna bionda della nave entra nell’ufficio di Sharpless presentadosi come la moglie di Pinkerton. Chiede a Sharpless di telegrafare a Pinkerton comunicandogli che è stata a casa di Cho-Cho-San ma che non l’ha trovata. Chiede se può portare Trouble con sé quando si unirà a Pinkerton la settimana successiva.
Cho-Cho-San, che ha udito tutto, corre a casa sconvolta; dice addio a Suzuki e a Trouble, e si chiude nella sua stanza per suicidarsi. Si fa un taglio alla gola e il sangue comincia a colare sul petto. Suzuki entra silenziosamente nella stanza con il bambino e lo pizzica per farlo piangere. Cho-Cho-San allora lascia cadere la spada a terra. Mentre il bambino le sale in grembo, Suzuki le medica la ferita. Quando il giorno dopo la signora Pinkerton arriva a casa di Cho-Cho-San, la trova vuota.
Nel 1931, Jennie, la sorella di Long, tenne una serie di conferenze (poi pubblicate in “The Japan Magazine”) sulla “vera” Madame Butterfly che ebbe modo di conoscere a Nagasaki:
Sulla collina di fronte alla nostra viveva una ragazzina che lavorava in una casa del tè; il suo nome era Chô-san, signorina Butterfly. Era così dolce e delicata che tutti erano innamorati di lei. Col tempo venimmo a sapere che aveva un amante. Non era così strano, perché tutte le ragazze delle case del tè hanno degli amanti, se riescono a prenderli e tenerli. L’amante di Chô-san era piuttosto gentile, ma molto incostante, di carattere lunatico e solitario. Una sera ci fu grande scalpore quando si seppe che la povera piccola Chô-san e il suo bambino erano stati abbandonati. L’uomo aveva promesso che un giorno sarebbe tornato: aveva persino predisposto un segnale in modo che Chô-san, quando la sua nave sarebbe arrivata in porto, potesse riconoscerla; ma la sposa ragazzina attese invano quel segnale.… Lui non tornò più.
John Luther Long molto probabilmente conosceva il romanzo di Pierre Loti, “Madame Chrysanthème”, che era stato tradotto anche in inglese. Tuttavia John Luther Long nel suo racconto si concentra principalmente sulla geisha, dando voce ai suoi sentimenti; forse la sua intenzione scrivendo il suo racconto era proprio di quella di descrivere la situazione dei matrimoni combinati dal punto di vista della sposa, che in Loti rimane inespresso.
Il racconto di Long ebbe un successo immediato. Il libro, pubblicato nel 1898, che includeva questo e altri suoi racconti, andò a letteralmente a ruba.
PUOI LEGGERLO QUI GRATIS ONLINE: https://en.wikisource.org/wiki/Madame_Butterfly;_Purple_eyes;_A_gentleman_of_Japan_and_a_lady;_Kito;_Glory/Madame_Butterfly
L’Adattamento Teatrale di Belasco
La storia di “Madame Butterfly” destò l’interesse di diversi drammaturghi, ma fu l’americano David Belasco, allora all’apice della sua fama, che collaborò con John Luther Long per adattarla al teatro.
La rappresentazione teatrale, composta da un solo atto, ha come titolo “Madame Butterfly: A Tragedy of Japan“: l’azione comincia due anni dopo la partenza di Pinkerton e si concentra quasi esclusivamente su Butterfly e la sua paziente attesa. Il cambiamento più significativo introdotto da Belasco è che a differenza del romanzo di Long, la storia si conclude nel modo più tragico possibile, con il suicidio della protagonista.
La tragedia ebbe un grande successo di pubblico: l’ambientazione giapponese non solo suscitava interesse, ma attenuava anche il dolore del finale tragico, in quanto veniva percepita come riguardante qualcosa di ‘molto lontano’.
PUOI LEGGERLA ONLINE GRATIS su Wikisource: https://en.wikisource.org/wiki/Representative_American_Plays/Madame_Butterfly
FONTI:
- https://laricerca.loescher.it/madame-chrysantheme/
- https://en.wikipedia.org/wiki/Madame_Butterfly_(short_story)
- https://en.wikipedia.org/wiki/Madame_Butterfly_(play)
- https://www.columbia.edu/itc/music/opera/butterfly/luther.html
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